martedì 18 ottobre 2011

SEO: Prima pagina su Google

Voglio essere in prima pagina su Google!


E' possibile? Questo mi chiedono spesso in tanti.
E' possibile. Questo blog ne è una dimostrazione pratica.
Per tantissime parole chiave strategiche al web marketing questo blog è in prima pagina. Miracolo? Assolutamente no. E' sufficiente rispettare alcuni criteri importanti

BISOGNA RISPETTARE I FONDAMENTALI.

Non so più come dirlo. Continuo a ripeterlo. Ci sono dei criteri fondamentali che vanno assolutamente rispettati altrimenti la prima pagina non arriva. Punto. questi criteri fondamentali sono semplici e chiari.

Proviamo ancora una volta a ripercorrerli. Ricordo nuovamente che stiamo parlando di SEO, quindi di risultati organici non a pagamento.

Ho diviso l'elenco in Criteri fondamentali assoluti e Criteri fondamentali secondari. Tutti i requisiti di questi elenchi sono importantissimi ma se non rispettate gli assoluti faticherete molto, molto di più.

CRITERI FONDAMENTALI ASSOLUTI

1- Il sito Web va pensato per le persone,
non per i motori di ricerca. Deve offrire contenuti originali e ricchi. Contenuti copiati non solo sono irrilevanti ma penalizzano!

2- Porre grande attenzione al titolo dato ad ogni pagina.
Il titolo è quello che viene espresso nel tag
<title> </title>

E' altamente probabile che il titolo venga riportato nel risultato della ricerca. Spesso comparirà nella prima riga di tale risultato.

Il titolo deve descrivere accuratamente il contenuto della pagina, essere originale e univoco nel sito.
Può essere utile riportare nel titolo delle pagine interne un richiamo generale al sito o al contenuto espresso complessivamente nel sito: questo blog ad esempio riporta sempre "Web marketing" nel titolo di ogni pagina.

I titoli non sono panini farciti: non riempiteli di parole chiave. Sono titoli e sono fatti per gli esseri umani.

3- Compilare adeguate descrizioni di pagina.
La descrizione della pagina è quella che viene inserita nel tag:
<meta name="description" content="Questa è la descrizione della mia pagina" />

La descrizione di pagina ha alta probabilità di uscire nel risultato di ricerca. E' importante perchè consente al motore di ricerca di capire meglio il contenuto della pagina (a volte il titolo non è sufficiente). Ma soprattutto, se esce nei risultati di ricerca determinerà se le persone sceglieranno di visitare la vostra pagina oppure no.

Non imbottite la descrizione di pagina con parole chiave. Esiste un apposito tag per questo che tra l'altro conta poco nulla. Immaginate di aver davanti una persona e di doverla convincere a leggere la vostra pagina con quello che scrivete nella descrizione di pagina. Questo è pressapoco quello che succede nella realtà.

Non è detto al 100% che il motore di ricerca decida di usare questa descrizione: potrebbe usare anche una sezione pertinente del contenuto visibile della pagina o la descrizione del sito presa dalle grandi directory quali DMOZ (vedi dopo). Ma non sapendolo a priori dovete dedicare la massima cura alla compilazione della descrizione di pagina. Attenzione alle descrizioni ripetute nel sito! Siate specifici e non troppo generici.

4- Presta attenzione all'URL (indirizzo) della pagina.
Esempio di URL incomprensibile: http://www.miosito.com/page?id=322343_a.html
Esempio di URL corretto: http://www.miosito.com/10_consigli_di_SEO.html

Chiara la differenza? Come è chiara per voi lo è per il motore di ricerca.
Se potete rispettate nell'URL la gerarchia dei contenuti del sito:

www.miosito.com/prodotti/audio_video/amplificatori_pioneer.html

Gli slash (/) separano le categorie e le sotto categorie del sito. Le cartelle del sito rispettano la gerarchia di prodotti e servizi descritti nel sito.

Se le pagine del vostro sito vengono generate dinamicamente e avete difficoltà a creare degli URL comprensibili è meglio che usiate le regole di URL rewriting offerte di web server. Queste regole permettono di convertite dinamicamente degli URL criptici in URL per i comuni mortali.

5- Organizza il sito con una gerarchia semplice e poco profonda. Pubblicate una mappa.


Assicurati che ogni pagina sia raggiungibile con un massimo assoluto di 3 clicks.
Organizza i contenuti in modo chiaro. Ricordati che non è detto che il tuo sito venga navigato dalla home page. Quindi assicurati da ogni pagina sia possibile orientarsi chiaramente. Assicurati che da ogni pagina si capisca di cosa si sta parlando.

A volte gli utenti più esperti usano delle scorciatoie per saltare da una parte all'altra del sito. Ad esempio scrivono manualmente un URL. Facciamo un esempio:

Mettiamo che esita una pagina nel vostro sito con il seguente indirizzo:
www.miosito.com/prodotti/2010/novita_del_SEO.html

qualcuno potrebbe allora digitare direttamente:
www.miosito.com/prodotti/2011/novita_del_SEO.html

Se la vostra struttura è coerente non dovrebbero esserci grandi problemi.

All'interno delle pagine invece i contenuti possono essere organizzati in modo gerarchico utilizzando i tag di heading (testata): H1, H2, H3 ecc.. essendo H1 il più importante, quello di più alto livello.
L'utilizzo dei tags di testata permette non solo ai motori di ricerca ma anche alle persone di capire la gerarchia di contenuti.

6- Prevedete gli errori di pagina mancante
Prevedete comunque che i navigatori possano inserire un indirizzo inesistenze e gestite l'eccezione:
prevedete una pagina per l'errore 404 (pagina inesistente) e fate sì che questa pagina abbia una grafica consistenza con il resto del sito e guidi il visitatore in terre conosciute.

Ricordate: i siti sono fatti per le persone, non per i motori di ricerca. Il motore di ricerca premia un sito utile alle persone perché il suo business consiste nell'offrire contenuti di qualità ed utili alle persone.

Prevedete una pagina "indice" che indichi la mappa completa del sito (sitemap).
Prevedete anche una Sitemap in XML per i crawler dei motori di ricerca o per la submission a speciali strumenti quali Google Webmaster's Tools.

7- Utilizzate ovunque possibile links ipertestuali standard per la navigazione.

I links testuali (i classici blu sottolineati) sono più visibili, vengono percepiti anche inconsciamente (ci siamo abituati) e sono veloci da navigare. Compilate in modo accurato il testo descrittivo dei link (l'anchor text). Il motore di ricerca utilizza l'anchor text per capire il contenuto della pagina di destinazione. Il nostro cervello fa uguale. Evitate rigorosamente i "premi qui" e affini. Usate testi pertinenti. Mi raccomando. Questo è più vero che mai per i links che provengono dall'esterno del vostro sito.

Evitate di trasformare l'aspetto delle ancore tramite l'uso di CSS o stili in generale.

8- Compilate la proprietà alt delle immagini e scegliete nomi di file appropriati.
L'alternate description delle immagini (alt="descrizione immagine") viene visualizzato in caso di errato caricamento dell'immagine, viene visualizzato a volte sotto form di tooltip quando si porta il cursore del mouse sull'immagine e soprattutto, la proprietà alt viene utilizzata dai motori di ricerca per indicizzare le immagini! Google images ne f largo uso.

Scegliete anche dei nomi di files adeguati: 54543543.jpg non va bene. Grafico_SEO_in _Italia.jpg sì.
I motori di ricerca usano anche questa informazione per indicizzare le immagini.

Organizzate le immagini in cartelle appropriate in modo che la prorietà source (percorso) dell'immagine sia autoesplicativo:  src="http://www.miosito.com/img/servizi/seo_di_qualita/seo.jpg".

9- Ottimizzati il crawling tramite il file robots.txt e la direttiva nofollow per i links
Con la direttiva Disallow nel file robots.txt è possibile prevenire che i crawler indicizzino alcune parti di un sito inappropirate. Ad esempio si può escludere una cartella con il seguente file robots.txt (da piazzare nella radice del sito):

User-agent: *
Disallow: /Utenti
Disallow: /log/

Queste direttive impediscono l'accesso alla cartella log e a tutte le cartelle che cominciano con /Utenti

Non è questo l'articolo per approfondire l'argomento, l'abbiamo già fatto, ma bisogna ricordare che i links di una pagina sono l'equivalente di una referenza nel business: passano credibilità e valore ( o reputazione)
Se non volete passare reputazione ad una pagina collegata inserite la direttiva "nofollow" nel link:
rel="nofollow"

Assicuratevi, nelle sezioni dinamiche che i vostri utenti possono compilare, di inserire sempre la direttiva nofollow altrimenti i vostri utenti potrebbero inserire dei link e trasferirsi la vostra reputazione!


10- Promuovi il sito


Fatto tutto questo promuovi il sito. Usa blog, social network, carta stampata, megafono e tutto quanto ti venga in mente per promuoverlo. Ricorda di non disdegnare la promozione off-line!

NOTA: L'uso dei grassetti.
Alcuni motori di ricerca riportano nel risultato di ricerca in grassetto le parole digitate dall'utente.
Se nel titolo, nella descrizione pagina, negli URL e nei contenuti principali scrivete i testi che i vostri clienti pensate possano scrivere sarete pertanto avvantaggiati da tanti grassetti!


CRITERI FONDAMENTALI SECONDARI

11- Registrare il sito sulle principale directories mondiali. 
In particolare registrare il sito su DMOZ e Yahoo! Dir listing.
Queste vengono gestite da esseri umani e quindi sono tenute in alta reputazione dai motori di ricerca. Se il vostro sito c'è ha sicuramente un grande vantaggio competitivo sugli altri.

12- Siate presenti sui social networks principali
Assicuratevi una presenza almeno su Facebook, LinkedIn, Twitter
Molto importante è ottenere menzioni su Digg e Diigo

13- Assicuratevi che i crawler riescano ad accedere e a leggere tutte le pagina.
Usate i log e strumenti speciali quali i Webmaster's Tools di Google.
Se il crawler non riesce a leggere delle pagine o se la struttura del sito non segue i consigli elencati prima intere parti dei vostri contenuti potrebbero non venire indicizzati. Verificate con attenzione. Inviate la sitemap ai motori di ricerca usando gli stessi strumenti.

14- Assicuratevi che le pagine si carichino velocemente.
I motori di ricerca penalizzano le pagine lente a caricarsi. I vostri visitatori di più.

15- Limitate la pubblicità. 
Limitate la pubblicità e soprattutto non datele posizioni di troppo rilievo. Altrimenti non piacerete né ai motori di ricerca né alle persone.

16- Non scrivete titoli di più di 65 caratteri
Verranno troncati da alcuni motori di ricerca o addirittura scartati.

17- non usate URL di più di 115 caratteri
Idem come sopra

18- Non riutilizzate lo stesso titolo su più pagine

19- Non riutilizzate la stessa descrizione per più pagine
E soprattutto non dimenticatevi la descrizione!

20- Evitate pagine di grandezza maggiore di 100kb
Motori di ricerca, PC degli utenti e utenti impazienti non le amano.

21- Non usate frames
Punto.

22- Verificate con appositi strumenti la correttezza del codice HTML e CSS
La maggior parte dei browser riesce ad applicare delle correzioni automatiche. Tuttavia, essendo gli errori gestiti in modo diverso in browser differenti i risultati saranno imprevedibili.

Soprattutto sarà imprevedibile se e come i motori di ricerca vi indicizzeranno.
Inoltre potreste creare degli errori di runtime sui browser dei visitatori e comportamenti imprevedibili.

Usate degli strumenti appositamente studiati per rilevare questi errori. E' impossibile che li possiate trovare a mano.

Allo stesso modo e per le stesse ragioni validate i CSS oltre che l'HTML.

23- Verificate tutti i links interni e verso l'esterno.
Links danneggiati (cioè che portano a pagine inesistenti) creano danni al posizionamento ma soprattutto innervosiscono le persone che percepiscono questi problemi come una scarsa qualità dei contenuti.


Assicuratevi che il testo del link sia esplicativo del contenuto al quale puntano. Altrimenti
correggeteli.


24- Verificate i links provenienti dall'esterno.
Usate strumenti come Google webmaster's Tools per verificare tutti i links che vi puntano.

I links dall'esterno (inbound) sono essenziali. Sono loro che vi generano reputazione e quindi ranking.

Assicuratevi che il testo del link sia esplicativo del contenuto al quale puntano. Altrimenti
cercate di farli correggere.

25- Verificate che le vostre pagine siano codificate con il character set appropriato

Esistono vari tipi di character encoding. Scegliete quello appropriato per i vostri contenuti e la vostra zona geografica (o comunque quella del vostro o dei vostri target).

That's All Folks!

giovedì 13 ottobre 2011

Bergamo Orio al Serio festeggia 30.000.000 di passeggeri

Appena dato l'annuncio.
Il 30.000.000 esimo passeggero è un bimbo.

Ho voluto pubblicare quest'annuncio perchè ho subito pensato all'insieme di fattori che hanno attribuito ad un tale successo:

30.000.000 di passeggeri!

1) un piano industriale liberale e lungimirante
2) una buona dose di investimenti
3) tanti servizi al passeggero (compreso Orio center e NH Hotel di fronte all'aeroporto)
4) un business centrato sulle low cost (Ryannair, Wizzair,...)

Sapete che il web marketing è stato fondamentale in questo fenomeno?
Si, perchè la quasi totalità dei biglietti aerei venduti per questi voli si vende e si promuove online.

Ha contribito infine il passaparola dei passeggeri.

Bergamo Orio al Serio è un chiaro esempio di cosa si può fare quando si sepellisce il business model del passato, si punta sul nuovo, si democratizzano i costi, si offre servizio e si promuove tutto questo online.

Benvenuto 30.000.000esimo passeggero!

mercoledì 12 ottobre 2011

SEO: I commenti nei Blog

I commenti nei blog si stanno "svuotando" di contenuto.

Io ho preso la decisione, fin dal primo giorno, di non filtrare i commenti (a meno che non siano puro SPAM).
Che siano positivi o negativi li lascio lì. Lascio anche quelli scostumati tanto per far vedere che tipo di gente si trova sulla rete.

Quello che noto sempre di più è che la maggior parte dei commenti sono "interessati". Sono fatti cioè da persone e/o azienda che hanno a loro volta un blog o un sito da pubblicizzare in modo da avere un "backlink", essenzialmente una referenza dal Blog sul quale inseriscono il commento verso il loro sito. Oppure cercano di catturare l'attenzione di chi pubblica o dei suoi lettori per portarli verso il sito del commentatore.

Non c'è nulla di male in questo. Pratica consolidata e anche positiva per tanti aspetti in quanto molti commenti sono fatti di cuore.

Il problema è che rischiamo, se si esagera in questa pratica, di diventare autoreferenziali. Il risultato finale sarà che il ranking sale, le visite altrettanto ma ci leggiamo solamente tra di noi.

Questo ha un influenza anche sui costi del SEO e i costi delle campagne pubblicitarie.
Queste pratiche autoreferenziali rendono i numeri sui quali  si ragiona poco significativi e non permettono la misurazione del reale interesse per il contenuto degli articoli pubblicati.

Ovviamente sto esasperando una tendenza ma vale la pena rifletterci!

lunedì 10 ottobre 2011

Espandere il business: Come scegliete i vostri fornitori?

Quando dovete procedere con un acquisto e non avete già un fornitore di riferimento, come scegliete un nuovo fornitore?


Se fate questa domanda ad un po’ di professionisti, commercianti, imprenditori e anche semplici utenti o clienti, scoprirete come la maggior parte di loro scelga il fornitore tramite passaparola.


Certo, il Web è una grande vetrina e sicuramente molti gli danno un’occhiata. Anzi, probabilmente oggi la ricerca inizia proprio dal Web.
Però se una persona di cui vi fidate vi consiglia un negozio, un professionista, un ristorante o un impresa è molto probabile che voi decidiate di testare quel fornitore semplicemente perché vi fidate della persona che vi ha dato il consiglio. E' il concetto di trasferimento del trust value, il trasferimento di fiducia: in parole semplici "il passaparola".

Questo è il marketing del passaparola.


Avete mai pensato a questa dinamica?

C’è un altro aspetto da valutare nella scelta di un fornitore.

Diamo per scontato la professionalità, il buon rapporto qualità/prezzo, la puntualità, perché queste sono le caratteristiche di base per essere un vostro fornitore.

Oltre a questo, quanti fornitori vi sono stati consigliati da vostri clienti? E, rovesciando il ragionamento, quali clienti vi consigliano e vi referenziano ai loro clienti?

È un altro punto di vista con cui valutare aziende e professionisti con cui collaboriamo quotidianamente, ma che spesso si ricordano di noi solo in vece di clienti e non come potenziali fornitori di prodotti o servizi che potrebbero essere utili ai loro clienti.

La prossima volta che state per emettere un ordine o per affidare il mandato per un servizio, provate a scorrere l’elenco dei clienti e fornitori attivi e chiedetevi se questi sono anche vostri partner attivi (cioè se vi referenziano a potenziali clienti).

Se così non fosse è forse giunto il momento di ricostruire la relazione in corso su nuove basi: le basi del networking del passaparola.



Espandere il business: il marketing delle referenze

Tutti possono 


espandere il business grazie alle referenze 

che ricevono: possono riceverne davvero tante!
Ma per riuscirci dovrai imparare prima a dare e poi a ricevere.

Cos'è necessario condividere prima di ottenere in cambio, tramite il passaparola, le referenze che vuoi?

Prima di tutto devi condividere te stesso. Devi: 

  1. essere aperto a conoscere nuove persone, 
  2. interessarti a loro
  3. cercare di capire come tu puoi essere loro d’aiuto. 
Questo farà interessare gli altri a te.

Dovrai essere molto bravo a far capire che tipo di persona sei e qual è il tuo lavoro.
Molto spesso diamo per scontato che a tutti sia chiaro il lavoro che svolgiamo, dimenticando invece che al giorno d’oggi siamo bombardati da molte informazioni, a volte poco corrette, e spesso fatichiamo ad essere al corrente di tutto ciò che ci circonda.

Quando qualcuno ti risponde che non può referenziarti perché ha già un professionista di riferimento che fa esattamente quello che fai tu, cerca di vedere anche in questo un’opportunità:

  •  quali sono i punti di forza di questo tuo concorrente? 
  • c’è qualcosa di ciò che fa lui che può divenire uno spunto per migliorarti?

Far parte di un gruppo che si scambia referenze vuol dire far parte di un insieme di professionisti dalla mentalità aperta, disponibili a guardarsi intorno, a valutare gli affari anche dal punto di vista degli scambi.

Il mondo del "referral marketing" (il marketing delle referenze leagate al passaparola) è aperto a tutti coloro che sono interessati.

Questo vuol dire che anche i tuoi agenti possono essere indirizzati a questo mercato che esiste da sempre, ma che molti danno per scontato o non usano affatto.

Acquisire nuovi clienti: Il passaparola funziona sempre!

…se non per te, contro di te.

Il marketing delle referenze è la più efficace forma di pubblicità, 

ma è anche quella che meno riesci a controllare.

Per referenza intendiamo il contatto caldo che ci aprono aziende e professionisti che ci conoscono quando ci presentano a qualcun altro ( da non confondere con le segnalazioni che sono semplici avvisi passivi).

Quando i tuoi agenti visitano i clienti parlano della tua azienda in modo corretto, li hai istruiti tu e quindi, a rigor di logica, il loro messaggio è quello giusto.

Un tuo cliente che parla di te con un tuo potenziale cliente è una scommessa: non puoi controllare fino in fondo cosa dirà. Quello che puoi fare è fornire un servizio tale da non lasciargli altra scelta se non parlare di te in modo entusiasta.

Dico servizio perché anche quando vendi un prodotto, in realtà vendi un servizio: al cliente non è sufficiente il prodotto, quello probabilmente può trovarlo da altri fornitori, se ti sceglie è perché il tuo prodotto insieme al modo in cui lo servi, fa di te il miglior fornitore, quello di cui ha voglia di parlar bene.

Sei certo che il passaparola che ti riguarda sia buono?
Hai un sistema di controllo?
Fai in modo di ringraziare i clienti che ti mandano altri clienti?

Adottare una strategia organizzata del passaparola trasforma l'esperienza di acquisto che offri ai tuoi clienti in un punto di eccellenza a tuo favore.

Questa strategia ti permette di avere il controllo sul passaparola.

domenica 9 ottobre 2011

Groupon al fallimento?

Ritorno su un tema a me caro: quello di Groupon.


Il modello di business l'abbiamo già spiegato. Oggi ci occuperemo di fare alcune considerazioni riguardo al progetto di quotazione in borsa. Prima di scrivere questo post ho riletto alcuni articoli apparsi nei mesi precedenti. Richiesta iniziale di entrare a listino per 750 milioni di dollari, attese per una capitalizzazione di 15 miliardi di dollari. Dati di bilancio sempre meno chiari. In ogni articolo si legge qualcosa di diverso. Ma la sostanza è questa: i ricavi dichiarati erano il doppio del dovuto. Questo perché tenevano conto del fatturato complessivo e non del fatto che il 50% va al partner. Chi è il partner? Il cliente che ha sottoscritto il contratto con Groupon e che deve a loro ben la metà dell'incasso.

Adesso partono una serie di considerazioni:

1) Che senso ha una società il cui valore stimato è di 43 volte quello che fattura in un anno?
2) Come possono i negozianti accettare di regalare il 50% ad una struttura commerciale esterna?
3) Come si può aver fiducia di un azienda che già in partenza "veste" i dati di bilancio a suo piacimento?
4) Qualcuno ha visto l'enorme quantità di denaro che devono ai negozianti e che non hanno in cassa?
5) Non è che tutti, governo americano compreso, hanno disperato bisogno di una nuova stella della new economy per combattere psicologicamente questa crisi?

Tutto questo è una bolla di sapone. Non può funzionare e finirà malissimo come ho già più volte detto.

Dove sta il problema? Il problema sta nel fatto che l'intera operazione è nelle mani di grandi banche d'affari quali: Credit Suisse, Goldman Sachs e Morgan Stanley. Che adesso sono un pò imbarazzate e rinviano il listing. Questo creerà un problemone (mia opinione non documentale): gli investimenti fatti sono sicuramente stati fatti in vista del cash flow proveniente dalla quotazione. A parer mio se slitta troppo o salta la quotazione salta Groupon.

Marco Georgiadis, CEO di Groupon ha abbandonato la barca ed è tornato in Google da cui proveniva (ma perchè glielo permettono?). Google (che già ha lanciato Google Offers) ha comprato Daily Deals di Berlino (dopo che Groupon ha rifiutato un offerta di acquisto) ed è decisa a prendersi questa fetta di mercato (quella dello shopping che diventa social).
Date un occhiata a Daily Deal: è una copia speculare di Groupon! Promette sconti fino al 90%. MA come può un economia sana lavorare sotto del 90%?

In realtà quello che interessa a tutti di Groupon è l'enorme numero di iscritti (ricordate il mio articolo sull'importanza degli iscritti, unico capitale sul web?) Questo è il vero patrimonio. Ma come spiegato in quell'articolo, un modello economico basato esclusivamente sul traffico e sulle iscrizioni e privo di qualunque standard etico è per forza destinato nel tempo al fallimento. Google insegna: fino ad ora è cresciuta su basi solide perché è integra e fa del bene alle persone consentendo a chiunque di trovare informazioni preziose in tempo reale.

Vi faccio una semplice domanda? Se io entrassi nel vostro negozio, nella vostra azienda, dicendovi che sono capace di aumentarvi il giro d'affari a condizione che:

  1. Scontiate il vostro prodotto (anche fino al 70-80%) 
  2. Mi diate il 50% del fatturato rimanente dopo aver applicato lo sconto
non chiameresti i Carabinieri?

E allora?!!

Questo non è Web Marketing. Tutto questo non fa del bene né al marketing, né al web né tanto meno all'economia che oggi più che mai deve ritrovare in tutti i settori:
  1. Qualità
  2. Profittabilità
  3. Valore aggiunto.
Abbiamo perso la ragione se accettano condizioni del genere. Un tale modello di business uccide la qualità in quanto erode completamente i margini e obbliga tutti ad offrire prodotti senza valore aggiunto.

Riflettete tutti per favore. Questa modello di business non può che finire male.
Un appello a tutti i miei colleghi che si occupano di web-marketing: avvisate i vostri clienti che rischiano di farsi veramente male!

Un ultima considerazione rivolta a politici e banche d'affari: non date supporto a tutto questo. Ci rimetterete la faccia e farete danni seri all'economia.

Quindi, per tornare al titolo del post: Groupon al fallimento? Non è dato saperlo. Ma secondo me prima o poi non potrà che finire in questo modo. Mancano gli standard etici. Lezione per tutti noi del web-marketing.


venerdì 7 ottobre 2011

Ipad Vs. Samsung Galaxy (Android)

Ipad o Samsung Galaxy Tab? O meglio Ipad o tablet Android?

Ho comprato tutti e due per provarli di persona e cercare di formarmi un giudizio obiettivo.
Premesse che non sono politicamente orientato ad un azienda piuttosto che un altra, cercherò di darvi un giudizio di ampio respiro.

Da una parte avremo un Apple iPad 2 con il suo IOS e dall'altra un Samsung Galaxy Tab con Android.

Ecco il risultato del confronto.



Esperienza di acquisto

L'esperienza di acquisto non è paragonabile. Ho comprato l'iPad in un Apple store. Mi è sembrato di comprare un automobile di fascia alta. Più o meno come essere in un negozio Ferrari. Personale attento. Prodotto valorizzato. Accessori molto stylish. E un quarto d'ora dedicato solo a me dal personale Apple per la prima configurazione dell'iPad. Sono uscito dal negozio con il tablet attivo e perfettamente funzionante e la sensazione di aver comprato un grande prodotto.

Tutto diverso per il Samsung. Comprato in un supermercato anonimo insieme ad altri prodotti. Non ho potuto né vederlo né toccarlo. Il personale non ne sapeva essenzialmente nulla. Uscito dal negozio ho provato ad accenderlo ma non funzionava nulla. Subito dopo l'ansia da "cattivo acquisto", quale non è assolutamente. Psicologicamente però una brutta esperienza d'acquisto.



Primo utilizzo

La prima accensione del Galaxy mi ha preoccupato. Dopo un lungo boot un bel crash. Per due volte. Alla fine è partito. Tra l'altro non essendo un esperto di tablet non capivo se quel lungo boot era normale oppure no e la tentazione di interromperlo e riavviarlo mi è venuta più volte.

Per l'iPad è stato tutto diverso: me l'hanno dato in mano in negozio già funzionante. Il commesso l'ha tenuto in mano fintantoché non era pronto. Quando me l'ha fatto toccare era già acceso e funzionante.

Esperienza d'uso del tablet


Qui non posso essere così obiettivo. Ho imparato a districarmi con l'iPad e poi ho usato il Samsung mesi dopo. Nei primi giorni dell'iPad avrei voluto tirarlo giù dalla finestra. Oggi non ne farei più a meno. Il concetto fondamentale è questo: bisogna re-imparare a fare le cose. Il tablet non è un PC. Il tablet è qualcosa di diverso dal PC. Permette di fare tante cose che con il PC non fai perché sarebbe scomodo (come leggere libri a letto) e con il telefono non fai perché piccolo e lento. Questo concetto l'ho assimilato con l'iPad e quindi quando ho provato il Galaxy avevo già imparato la lezione.

Genericamente però le differenze sono importanti. L'iPad ha una grafica velocissima e fluida (grazie agli acceleratori hardware?). Il Samsung va a scatti. Il monitor dell'iPad è perfetto. Le icone sembra di toccarle. Il monitor del Samsung è poco nitido e "sbiadito". Inoltre da spento il monitor del Samsung presenta vari difetti, sembra che abbia del liquido al suo interno. Manca sul Samsung il tasto per bloccare la rotazione (che si può bloccare da software). Telecamera e macchina fotografica non sono paragonabili a favore dell'iPad. Anche il tocco e la detection delle gestures è molto più problematica sul tablet Android.

Sistemi operativi a confronto

La logica degli applicativi e del sistema Android è un pò più complicata di IOS ma offre alcuni benefici importanti per alcune fasce di utenti come il completo accesso al file system.

Genericamente lavorare con iPad è estremamente semplice. Android è un pò più complesso. Cercare un applicativo sullo store ed installarlo è un procedimento un pò confuso su Android. Non si capisce quando sta scaricando e quando no. Non si capisce se si è installato oppure no. Se non avessi avuto esperienza di PC non sarei stato capace ad installare un applicativo nuovo.

Ovviamente nel mondo Android si respira più libertà e meno moralismo. Non esiste un solo store "centralizzato" e onnicomprensivo. Non esiste la censura di una casa costruttrice. Se volete software simile ad e-Mule o se cercate software non "ortodosso" lo troverete solamente su Android. Nel bene e nel male della cosa. Android è un mondo più libero, con tutti i pericoli relativi alla libertà e le possibilità che ti offre.

Genericamente ho sintetizzato le due differenti esperienze in questo modo:

iPad con il suo IOS è un telefono ingrandito. Samsung con Android è un PC rimpicciolito.
Risultato: utenti con poche nozioni e con la necessità di essere subito produttivi andate senza dubbio su iPad. Per utenti che vogliono il controllo meglio Android.

Manca un pò il tastone universale dell'iPad che permette di chiudere tutto o di accedere al "task manager". Pare però che anche Apple voglia farlo sparire nelle prossime versioni.

Integrazione con Google

Qui il gioco cambia: l'integrazione con Google è ovviamente perfetta (Android d'altra parte è Google, lo dico per chi non ne sà nulla). Già dal primo avvio vi vengono chieste le credenziali del vostro account e tutto si sincronizza alla perfezione: mail, documenti, contatti.

Sopresa però: anche su iPad tutto funziona a meraviglia con Google e incredibilmente le note dell'iPad (e anche quelle dell'iPhone) si sincronizzano nativamente con l'account Google, mentre quelle di Android no!

Google docs deludente su tutti e due. Senza appositi software riuscirete ad utilizzare in modo serio solo la versione per dispositivi mobili che è molto limitata.


Piccoli errori di progettazione


L'iPad dà un idea di una progettazione più attenta e di una maggior cura per il dettaglio. Tutti e due hanno difetti: l'iPad ha il tasto del volume in una posizione stupida. Appoggiando il tablet sul tavolo il volume si abbassa sempre. Quando si apre la cover ufficiale del Samsung invece la telecamera rimane coperta e non si può nemmeno scattare una foto.

Semplicità e protezione

iPad è un mondo ideale e protetto. Da mamma Apple. Nulla si muove senza la loro autorizzazione. Per motivi che non capisco il consumatore che normalmente è ribelle accetta tutto questo. Ma questa è un altra storia, un miracolo di azione psicologica, di marketing di massa. Detto questo, questo ambiente protetto significa in sostanza un pò di cose:


  1. Niente software illegale e niente pornografia
  2. Acquisti sicuri e protetti: esiste solo l'App Store di Apple
  3. Nessun rischio di incasinare l'hardware
  4. Nessun accesso al file system e quindi nessun rischio di combinare "guai"
  5. Estrema consistenza d'uso tra gli applicativi
  6. Estrema semplicità d'uso anche per chi il PC non lo usa.
  7. Non ci si sente mai spiazzati, si è sempre in mani conosciute.
Gli stessi punti possono essere rovesciati a favore di Android:

  1. Tanto bellissimo software molto illegale
  2. Acquisti liberi e non protetti
  3. Possibilità di personalizzare la macchina a piacimento
  4. Accesso totale al file system
  5. Estrema libertà nel concepire gli applicativi
  6. Raffinatezza d'uso per chi viene dal PC
  7. Ci sono tanti mondi sconosciuti da scoprire.
Tutto dipende da gusti e necessità

Widgets? Solo Android?

Android ha i Widgets. Applicativi sempre attivi che stanno lì, in un angolino dell'interfaccia grafica e ti fanno vedere l'ultimo post su Facebook, le previsioni del tempo, le azioni in borse che vanno a picco etc.
Non c'è equivalente su iPad. Per ora iPad può solo visualizzare le icone degli applicativi sul desktop. Null'altro. Se siete molto sintetici e volete avere informazioni in tempo reale sempre lì disponibili il widget fà per voi. In questo caso non potrete scegliere altro che non Android.

Emulatori e roba da collezionisti

Per i nostalgici e gli amanti dei simulatori/emulatori avviso che su iPad non troverete quasi nulla. Non troverete mai ad esempio l'emulatore del Commodore 64. Che invece c'è su Android. Queste perché Apple non consente al software pubblicato su App Store di emulare altri processori. 


Questo è tutto per ora. A voi la scelta!

Comma 29 DDL Intercettazioni

Per tutti noi che gestiamo un blog risulta intollerabile accettare un norma che impone

''l'obbligo per tutti i siti web di pubblicare, 
entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, 
una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente 
giudichi lesivo della propria immagine''

Il diritto penale prevede già il reato di diffamazione. Una norma così formulata significa essenzialmente imbavagliare tutti quelli che vogliono pubblicare notizie o commenti, poco importa che lo facciano per professione o per hobby.

Immaginate che chiunque, a torto o a ragione, possa obbligarvi a pubblicare quanto vuole lui con il pretesto che sia lesivo per la sua immagine!

Io mi occupo di Web Marketing e mi chiedo: come potrei in un tal contesto valutare i servizi offerti dai motori di ricerca o gli operatori web se questi potranno chiedermi di pubblicare smentite a loro piacimento?

Facciamo tutti attenzione: questo non è Stato di diritto...e che venga da un governo che si definisce "liberale" mi inquieta un pò.

Piccoli business, Geolocalizzazione, AdWords e Passaparola

Siete titolari di un piccolo business locale?

Due parole per definire un piccolo business locale. Su piccolo non commento è abbastanza chiaro. Su locale invece mi soffermo perchè è importante capirne bene il significato.

Un business è definito locale in Web Maketing se i clienti di destinazione devono essere geograficamente prossimi al business e quest'ultimo non è diffuso capillarmente sul territorio.

Un esempio: la panetteria di zona.
Nessuno andrebbe a comprare il pane a 100km di distanza e nessuno se lo farebbe spedire per corriere.
Attenzione: una catena di panetterie non è locale in quando può smistare la clientela nel punto vendita più appropriato!

Se il vostro business è piccolo e locale, nel senso appena spiegato,  fate estrema attenzione alle AdWords: il volume di traffico disponibile potrebbe non portarvi l'incremento di business che vi aspettate. A differenza del marketing tradizionale che vi costa a prescindere, AdWords non vi costa se non ci sono visite. Però non raggiungete i vostri risultati di business.

Per i business piccoli e locali, personalmente consiglio un serio investimento sul Networking del Passaparola (WOM - Word of mouth marketing) partecipando ad organizzazioni di networking organizzato quali BNI, organizzazione mondiale espressamente creata per questo tipo di business tanto che il loro motto è "Local Business, Global Network".

Questo tipo di marketing vi permette di irrobustirvi, fare crescere il business e prepararvi alla fase successiva del Web Marketing.

AdWords o marketing tradizionale: quale costa meno?

Spesso gli imprenditori che incontro confrontano AdWords al marketing tradizionale e sostengono che AdWords possa costituire solamente una nicchia nel piano di marketing complessivo.

Conviene investire in AdWords o in marketing tradizionale? Questa è la domanda che torna sempre.

Alcuni giorni fà ero in riunione con il marketing team di un grande gruppo che lavora a livello mondiale. Spendono 100.000 Euro/anno di AdWords su una spesa complessiva di 1.500.000 Euro/anno di pubblicità.

AdWords porta business a sentire loro ma rappresenta comunque una fetta limitata del business generato online.

La domanda che mi viene spontanea però è la seguente: cosa succederebbe si invertissero i pesi del budget pubblicitario? Cosa succederebbe se investissero 1.500.000 Euro/anno in AdWords?

Risposta difficile perchè quello che succede dipende dal business. Se nel tuo settore non c'è sufficiente volume di traffico di ricerca sul Google puoi dedicare il budget che vuoi ma non riuscirai ad arrivare al tuo obiettivo. Ancora di più se l'offerta del prodotto è geolocalizzata, riservata cioè ad una particolare area geografica.

Supponiamo però che si riesca effettivamente a spendere tutto il budget e che si paghi un costo al click di 60 centesimi di Euro. Quello che si otterrebbe in questo caso è un volume di (1.500.000/0.60)=2.500.000 visite.
Considerando un fattore di conversione medio del 7% si avrebbero in questo esempio 175.000 conversioni (alias vendite). Quindi il costo a conversione sarebbe di 8,57 Euro (non considero qui il CTR della campagna in quanto sto ragionando solamente sull'efficacia delle pagine di destinazione - landing pages- del sito).

Risultato finale: se il markup sulla singola vendita supera gli 8,57 Euro per pezzo allora andiamo in positivo e la campagna porta a casa soldi.


Adesso qui viene il bello: come faccio a confrontare tutto questo con il marketing tradizionale?  Cioè, come faccio a misurare il tasso di conversione del marketing tradizionale? Mi verrebbe in mente di dividere i costi del marketing tradizionale per il numero di vendite non web fatte. Sarebbe molto impreciso ma almeno darebbe un idea.
Un sistema più raffinato sarebbe quello di misurare a parità di ogni altra condizione la variazione di volume delle vendite al variare dell'investimento sul marketing tradizionale.

Confrontando questi due dati sarebbe possibile allora valutare quale dei due canali conviene per davvero.

Posto che non è comunque mai conveniente operare tramite un solo canale di marketing, invito comunque le aziende a fare un pò più di conti prima di suddividere il budget pubblicitario in maniera solamente istintiva. Mi raccomando però: verificate sempre il volume di ricerca disponibile nel vostro settore ed area di geolocalizzazione altrimenti rischiate di non riuscire a spendere il budget con gravi conseguenze sulla pianificazione.

Ho visto attività locali senza volume di ricerca sui motori di ricerca ottenere risultati incredibili con un semplice volantinaggio! (Sì, esiste ancora!!).

La risposta finale al quesito Adwords Vs. marketing tradizionale è semplice: non c'è un meglio in assoluto. AdWords è un canale come tanti altri. Può essere fantastico o deludente: dipende dal business, dall'area geografica di destinazione e dalla qualità della campagna. L'importante però è ragionare con i numeri.

giovedì 6 ottobre 2011

Steve Jobs

Thank you Steve for making our world a better place.



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